Shoah
(in
lingua ebraica השואה ), significa “desolazione, catastrofe,
disastro”.
Questo termine venne adottato per la prima volta, nel 1938, dalla comunità ebraica in
Palestina in riferimento alla "Notte
dei cristalli".
La notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 venne scatenata una vera e propria caccia
all’uomo contro gli ebrei, in cui furono bruciate centinaia di
sinagoghe, distrutte gran parte delle loro proprietà e uccise 90
persone: dalla quantità dei vetri rotti rimasti per le strade, quella
notte fu chiamata “Notte dei cristalli” (Kristallnacht), che
definisce nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica
d’Europa.
Da allora ebbero inizio le deportazioni nei campi anche degli ebrei arrestati nel
corso delle azioni punitive.
Proprio da qui ebbe origine la Shoah, la cui legalizzazione si formulò in tre
tappe fondamentali:
1935: Leggi di Norimberga - Che istituzionalizzarono le politiche
razziali nella Germania nazista;
1939: Leggi sull’emigrazione forzata degli ebrei dal territorio tedesco
verso i ghetti nella Polonia occupata;
1942: Conferenza di Wannsee -Convegno al quale parteciparono 15 alti
ufficiali nazisti, per decidere come attuare la "Soluzione
finale della questione ebraica" (Endlösung der Judenfrage).
Questi tre eventi furono scanditi da una serie di provvedimenti
burocratici che permettevano a qualsiasi uomo ariano di commettere
crimini contro un suo simile pur continuando a considerarsi un buon
cittadino, e anzi per questo essere ricompensato dallo Stato.
Ciò spiega come la parola Shoah non sarebbe sinonimo di Olocausto, in quanto la
seconda si riferisce allo sterminio compiuto dai tedeschi nei confronti
di ebrei, omosessuali, comunisti, Rom, testimoni di Geova, dissidenti
tedeschi e pentecostali, mentre la prima definisce solamente il
genocidio degli ebrei.
Ben sei
milioni di ebrei (secondo fonti tedesche), giovani, vecchi,
neonati e adulti, furono uccisi dalla violenza nazista.
La Shoah si sviluppò in cinque diverse fasi:
I. La privazione dei diritti civili dei cittadini ebrei;
II. La loro espulsione dai territori della Germania;
III. La creazione di ghetti circondati da filo spinato, muri e
guardie armate nei territori conquistati a est dal Terzo Reich, dove gli
ebrei furono costretti a vivere separati dalla società e in precarie
condizioni sanitarie ed economiche;
IV. I massacri delle Einsatzgruppen (squadre di riservisti incaricate
di eliminare ogni oppositore del nazismo nei territori conquistati
dell’Ucraina e della Russia) durante le azioni di rastrellamento;
V. La deportazione nei campi di sterminio in Polonia dove, dopo
un’immediata selezione, gli ebrei venivano o uccisi subito con il gas o
inviati nei campi di lavoro e sfruttati fino all’esaurimento delle
forze, per essere poi comunque eliminati.
Il nazismo fece dell’attacco agli ebrei uno dei propri elementi fondanti. Dal
momento in cui giunse al potere, si scagliò contro i cittadini ebrei con
ogni mezzo di propaganda e con una fitta campagna di leggi. Per
convincere anche la pubblica opinione della necessità di questa lotta,
furono utilizzate le accuse di deicidio, di inquinamento della razza
ariana e di arricchimento mediante lo sfruttamento del lavoro e delle
disgrazie economiche altrui.
Gli ebrei, secondo i piani dei gerarchi nazisti, avrebbero dovuto
scomparire dalla faccia della terra. Il progetto di Hitler, infatti, era
quello di rendere tutto il mondo Judenfrei (libero dagli ebrei).
Dal momento dell’entrata in guerra, la Germania rese sempre più violenta la lotta
contro i civili ebrei, iniziandone l’eliminazione fisica.
Con il proseguire del conflitto, più si profilava certa una sconfitta
per il Terzo Reich, più si faceva intensa la guerra dei nazisti agli
ebrei, come se la loro distruzione totale potesse costituire una
vittoria compensatrice.
La furia violenta del nazismo si scagliò però non solo contro gli ebrei,
ma anche contro: i tedeschi dissidenti; gli zingari; i Testimoni di
Geova; i prigionieri di guerra; i partigiani; gli omosessuali; i
portatori di handicap (sterilizzati, in base al Programma Eutanasia);
una parte del clero (dopo che papa Pio XI, nell’Enciclica Mit
Brennender Sorge, prese aperta posizione contro la Germania
hitleriana).
Bisogna però ricordare che, mentre ebrei e zingari furono vittime dello sterminio
sistematico di interi gruppi familiari, colpevoli solo di esistere,
tutti gli altri vennero perseguitati perché avversari del regime al
potere o non adatti al nuovo ideale nazista di “uomo tedesco”. Questa
differenza si rispecchiava anche nelle diverse tipologie di campi creati
dai nazisti per i propri nemici.
In base a un’indagine compiuta da G. Schwarz, uno dei maggiori studiosi
dell’universo concentrazionario, i gerarchi nazisti istituirono più di
10.000 campi sul suolo del Terzo Reich.
Cinquanta erano le categorie in cui venivano suddivisi i lager, in
base alle diverse finalità, ma sei in tutto erano i campi di sterminio
dove i deportati venivano selezionati e uccisi con il gas, creati solo
per ebrei e zingari: sono questi i luoghi della Shoah.
Sin dai primi anni, si può capire come la Germania nazista combatteva due guerre
parallele: una contro i nemici esterni, che ebbe inizio il 1° settembre
1939 e sfociò nel dramma della 2^ Guerra Mondiale; l’altra contro gli
Ebrei, cittadini inermi, secondo le leggi naziste colpevoli solo di
esistere.