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La Lezione della Brigata Sassari: Unità e Orgoglio al Servizio dell'Italia
Ci fu un momento preciso in cui la Sardegna intera capì di far parte dell'Italia. Quel momento fu la Prima guerra mondiale.
Per i sardi, da appena mezzo secolo riuniti nel Regno d'Italia, la Grande guerra fu infatti la prima occasione per imprimere sulla
propria pelle, nel corso di anni di trincea, il valore dell'identità nazionale. Il simbolo più alto di questa avventura è indubbiamente
la Brigata Sassari. Il corpo venne creato nel 1915 dall'unione di due reggimenti, e nel corso degli anni fu riorganizzato (dopo essere
stato quasi completamente distrutto in combattimento) facendovi confluire i soldati sardi dagli altri fronti diventando così l'unica
brigata dell'esercito italiano (se si eccettuano quelle alpine) a base regionale. Celebre anche per il valore dei suoi ufficiali,
tra cui è impossibile dimenticare
Emilio Lussu, decorato ben quattro volte al valore militare, che raccontò l'esperienza della Brigata
Sassari nel suo "Un anno sull'altipiano", un'opera che si dovrebbe leggere in questo anniversario per capire il senso e la portata del
sacrificio della guerra. I sardi, scrive Lussu, forse non capivano il senso della guerra, ma combattevano ugualmente con una ferocia
inaduita perché dovevano dimostrare la loro
"balentia".
In questa
"balentia" sta il segreto della Brigata Sassari, difficile da capire per il resto dei militari italiani, che si stupivano per
il particolare modo di combattere dei sassarini, per il grande carattere di alcuni suoi ufficiali, per il coraggio degli attacchi alle
trincee, e soprattutto per una ferocia da
"dimonios" espressa più volte nei combattimenti. Tutti ingredienti che meritarono al corpo
decine di medaglie e riconoscimenti: ancora oggi sul Carso c'è un monumento dedicato ai sassarini che nasce proprio sulla Dolina Sassari.
Eppure, la Brigata non era un corpo particolarmente specializzato: era composto quasi esclusivamente da pastori e contadini, come la
popolazione sarda da cui proveniva.
Ma ciò che la rese particolarmente forte fu il forte legame tra soldati e ufficiali, dovuto all'assenza di grandi differenze tra la
media borghesia e il mondo degli agricoltori e dei pastori. Non a caso, nella disfatta di Caporetto, la Brigata Sassari fu tra i
pochissimi corpi a mantenersi compatto e a non disgregarsi. L'eroismo verso la Patria (come suggerisce il motto
"Sa vida pro sa Patria"),
però, fu sempre accompagnato da un alto grado di autonomia: nei racconti dei soldati si parlava sardo, si intonavano canti regionali e
soprattutto si andava all'attacco non al grido usuale di "Savoia" ma a quello di
"Avanti, Sardegna". Il grido con cui si rispondeva
divenne poi famoso in tutto il mondo:
"Forza Paris", diventando una grande lezione di unità e di orgoglio autonomista per noi, italiani
e sardi di oggi, che di unità e orgoglio autonomista abbiamo davvero bisogno.
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La Lezione della Brigata Sassari: Unità e Orgoglio al Servizio dell'Italia
Dagli anni '90 ad oggi,
La Brigata Sassari ha partecipato a numerose operazioni di Pace, pur lasciando purtroppo numerose
vittime sul campo:
in
Bosnia-Erzegovina e
Sarajevo, in Iraq con l'operazione “
Antica Babilonia”, in
Afghanistan
e in numerose altre zone del Mediterraneo e paesi islamici.
Ovunque i soldati della “
Sassari” sono stati comunque apprezzati per la loro
grande professionalità,
l’
esemplare correttezza e l’
innato senso del dovere.
Hanno sempre tenuto alto il nome della Sardegna e dell’Italia, così come i loro antenati lo onorarono sui campi di battaglia.
La Sardegna sta pagando un prezzo altissimo nelle missioni italiane all'estero. Sette morti dal 2000 ad oggi
-
Samuele Utzeri, di Cagliari, morto in Kosovo il 2 aprile 2000 pochi giorni prima di compiere 20 anni (BrigataSS)
- Il 12 novembre 2003, nella strage di Nassiriya, muore in Iraq
Silvio Olla, 32 anni, di Sant’Antioco (Cagliari) (BrigataSS)
- Il 5 giugno 2006, sempre a Nassirya, muore
Alessandro Pibiri, 26 anni, di Cagliari, vittima di un attentato in cui rimasero feriti altri quattro militari sardi (BrigataSS)
- Il 17 settembre 2009, a Kabul, in Afghanistan, muore
Matteo Mureddu, 26 anni, di Solarussa (Oristano) a seguito di un attacco suicida ad un convoglio diretto all’aeroporto (Folgore)
- Il 28 luglio 2010, a Kabul, muore
Mauro Gigli, 41 anni, di Sassari (Alpini - Torino)
- Il 9 ottobre 2010, a Farah, in Afghanistan, muore
Gianmarco Manca, 32 anni di Alghero (Sassari) (BrigataSS)
- Il 18 gennaio 2011 muore
Luca Sanna, 33 anni, di Samugheo (Oristano), caduto in Afghanistan (BrigataSS)
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